Ecco il 2017. La Scuola Romana di Psicoterapia Familiare mi ha accolto come allievo tanti anni fa e mi accoglie ancora oggi da più di dieci anni come didatta. Questa Scuola domani entra nel suo 25ennale di esistenza e posso dire, con un certo brivido nell'anima, che ha accompagnato la mia vita di giovane adulto fino agli attuali miei 57 anni.
Il Blog della SRPF
Cera una volta, dice Esopo nelle sue favole, un corvo che aveva rubato un appetitoso pezzo di formaggio intravisto in una casa vicina. Contento della sua conquista si era adagiato sul ramo di un albero predisponendosi ad un lauto pasto. Una volpe affamata nelle vicinanze che aveva seguito la scena,si era portata sotto l albero cautamente per non spaventare il corvo e aveva cominciato a mettere in opera la sua astuzia millenaria centrata questa volta sul' adulazione. "Ciao corvo ma che bell'aspetto che hai e che portamento fiero e nobile il tuo, che nero lucido e splendente hanno le tue piume e che becco ardito che rende cosi fiero il tuo aspetto. Se la tua voce e degna del tuo portamento potresti col tuo canto ammaliare il mondo." Lusingato in tal modo in tutto il suo essere il corvo, compiaciuto, non tardò a emettere il suo "sublime" canto ma allo stesso tempo la volpe fu lesta a afferrare al volo il tocco di formaggio, che ormai senza presa, era caduto dalla bocca del corvo.
La pagina accoglie le riflessioni che permettono di cogliere ciò che nella comunicazione è “il non detto” e che possono produrre effetti desiderati da colui che a un meta livello predispone l’evento. La pagina nasce dal fastidio che si collega al senso di impotenza quando non ci si sente liberi nelle scelte. Questo è il sesto potere da molte parti evidenziato attraverso dibattiti, scritti, documentari, e film. L’attenzione è quindi rivolta alla natura della comunicazione e non al contenuto che viene espresso nell’atto del comunicare.
Il tempo è una dimensione dell’animo. Non so dire se i 25 anni sono passati troppo in fretta o troppo lenti ma certo ho la consapevolezza delle cose che abbiamo fatto e del livello di complessità raggiunto nella formazione e nella clinica seguendo il nostro modello sistemico relazionale simbolico esperenziale.
Era forse l’anno 1976 quando C. Whitaker ci parlò dell’emisfero sinistro e dell’emisfero destro. L’emisfero sinistro è depositario e artefice delle logiche disse, possiamo condividerlo attraverso epistemologie, modelli e modalità di intervento. L’emisfero destro è invece unico al mondo per ciascun individuo nella funzione di creare immagini, metafore, fantasie e storie.
L’integrazione dei due emisferi attraverso il corpo calloso in un gioco armonico con istinti affetti, con emozioni e sentimenti permette di definire il nostro stile di vita e di intervento. Anche questa appena accennata è tuttavia una metafora che ci permette di tracciare un percorso formativo centrato sul se dell’individuo e del terapista con una premessa di tipo metodologico che ci rinvia ancora ad un’altra metafora che informa tutta la didattica della Scuola.
“Lentamente, e a fatica, ho ricostruito a memoria e steso... il manoscritto... per un esule significa strappare il bavaglio dell'incomunicabilità, fonte di diffidenza, di isolamento o di avversione; per il poeta e per il narratore farsi mediatore della coscienza. È come far breccia in una parete, attraverso la quale filtri la luce che annuncia il cielo, io spero, della libertà”.
T. Laitef, Lontano da Baghdad, Sensibili alle foglie, Roma, 1984.
Baghdad è il luogo dove avrei voluto trovarmi il giorno in cui concludevo il primo livello del percorso di formazione che mi ha portato fino a questo post come didatta della Scuola Romana: a Baghdad, luogo dell'immaginario fantastico già dall'infanzia, piuttosto che seduta sulla "sedia calda" a sostenere il colloquio finale, parlando di Bowen e del processo di differenziazione.
“Che il cielo ti ricompensi del servigio da te reso all'impero,
al pari che a me,
arrestando il corso delle mie crudeli risoluzioni...”
Le mille e una notte
Pensando alla psicoterapia come un processo che si sviluppa in un contesto in cui si incontrano terapeuti e pazienti come organismo, non si può non considerare come tale organismo sia dotato di una mente relazionale che, a partire dalle cristallizzazioni del pensiero che caratterizzano il dolore psichico, tende a esprimere la sua capacità di pensare.
Questo processo, che mette a confronto parti diverse e spesso contrastanti all’interno dello stesso organismo può essere descritto in forma metaforica con una favola.