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Il mio viaggio a Wonderland

00038 sabrina blogL’inizio di un’avventura

L’emozionante viaggio, scritto in queste righe, ha avuto inizio alla Scuola Romana di Psicoterapia Familiare con sede a Cagliari, una città vicino al mare caratterizzata da un clima mite e in cui spesso soffiano venti di maestrale, sollievo per la calura durante le afose giornate estive. Questo scritto parla di una Protagonista e dei suoi incontri, della sua storia e delle sue relazioni, ma ciascun personaggio appartiene ad un tempo e ad un luogo e non è necessario per il lettore affrettarne la conoscenza.

 

Si potrebbe dire, con ragionevole cognizione di causa, che in questo viaggio la Protagonista parrebbe essersi sentita come nei suoi ricordi aveva immaginato la piccola “Alice nel Paese delle Meraviglie”, spaesata e incuriosita, irresoluta e tormentata, concitata e affaticata. Sembrerebbe aver scoperto, ammirato e conosciuto un paese tutto suo, fatto di volti e storie, ricordi ed esperienze, relazioni e individualità. Di riflessioni ne fu ricca questa sua esperienza, così come di interrogativi e complessità.

Era inverno quando un po’ eccitata e un po’ spaventata la Protagonista varcò le porte della Scuola Romana, al primo piano di un edificio che sorge in una centralissima via di Cagliari. L’edificio ai suoi occhi sarà di certo sembrato signorile, non austero certo, ma altrettanto capace di suscitarle timore.

Ciò che colse, nel frastuono che sentiva dentro di sé, fu che avrebbe dovuto tanto lavorare su se stessa perché lei sarebbe stata lo strumento del suo agire. Come potesse realizzarsi tutto questo è presto per poterlo svelare, ammesso che al termine del viaggio la Protagonista lo abbia potuto almeno chiarire con sé. Invero, chiaro le sembrava il fatto che alcuni dei personaggi incontrati in questa avventura cogliessero di lei e dei contesti più di quanto lei sapesse, sapesse di sapere o sapesse di non sapere.

Riflessioni di una Protagonista

Trascorsero dei mesi e la Protagonista sentì di aver iniziato ad interrogarsi, aggiungendo sempre maggiore complessità alle sue considerazioni. Sentiva di non potersi accontentare di ciò che già sapeva o pensava di sapere, perché questo avrebbe potuto essere arrogante e avrebbe limitato il suo apprendimento. Avrebbe dovuto incuriosirsi, fare domande, cercare associazioni dentro di sé fra quello che osservava e quello che sentiva. Eppure molto spesso sentiva di non riuscire a produrre dei pensieri, come se le sue riflessioni subissero arresti improvvisi quando si trattava di riflettere su una moltitudine di significati possibili. Sentiva che il tempo correva veloce e il bisogno sembrava essere quasi quello di corrergli dietro, per fermarlo. Proprio come faceva Alice, dietro il Bianconiglio che sfuggiva nella fretta, simbolo di un tempo metaforico che attiene alla crescita, all’evoluzione e al cambiamento. Rappresentazione, allo stesso modo, della curiosità di quell’Alice che inseguendolo e interessandosi di quella bizzarria che si trovava ad osservare, è stata condotta nel Paese delle Meraviglie. Il Bianconiglio ha scandito, con il ticchettio del suo orologio da taschino, i tempi di questo percorso della nostra Protagonista alla Scuola Romana. Un tempo che talvolta pareva lento e interminabile quando il confronto era con se stessa, i suoi limiti e le sue difficoltà.

Una fine che profuma d’inizio

Sento di aver lasciato dietro di me delle tracce e alcune di queste, più profonde, hanno impresso il mio cammino; altre, più lievi, si sono vestite di leggerezza per tratteggiarlo, quasi sfumandolo. L’emozione di un viaggio è difficile da commentare, comincia già prima della partenza con dei curiosi interrogativi e continua oltre il termine di quell’intensa esperienza, nei ricordi. Muta nei colori, nei profumi e nelle forme, e indugia nella memoria.

Penso di essermi fatta un grande regalo quando, quattro anni fa, ho attraversato l’ingresso della Scuola Romana. Ho potuto dedicarmi ad un intenso ascolto di me stessa, con i miei limiti e le mie risorse, in un contesto contenitivo che ne ha favorito e supportato, quanto più possibile, un’elaborazione consapevole. Ho sentito di essere stata vista e riconosciuta come allieva, collega, futura professionista e, non in ultimo, come persona. E adesso che si delinea la fine, vorrei poter indugiare quanto più possibile in questa esperienza di attesa sospesa che anticipa la specializzazione, forse per non dovermi mai separare da questo paese meraviglioso in cui mi sono sentita Protagonista.

Dott.ssa Sabrina Buttu

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