Carissimo Prof. Carmine Saccu,
non le nascondo che non è facile raccontare in qualche riga quello che rappresenta per me la relazione con la Scuola Romana di Psicoterapia Familiare, un insolito e stravagante posto che oltrepassa ogni possibile aspettativa, nel quale, varcando un classico portone di palazzo romano, molto similmente a ciò che avviene nell’armadio delle Cronache di Narnia, si ha l’impressione di entrare in un luogo-non luogo, concreto e al tempo stesso onirico, in cui puoi incontrare spaventapasseri, porte verdi, panchine e lampioni, e uno strano signore simile a un personaggio surreale, occhi penetranti, baffi bianchi, che racconta storie fantasiose e intriganti con una voce ipnotica… per me da subito è diventato Il favoloso mondo di Via Reno e da allora non è stato più possibile farne a meno.
Non so davvero come ho fatto a “finirci”, ma so per certo che il destino, in questo caso, è stato dalla mia parte… senza dubbio S.Pietro conosce i suoi polli!!!
Tutto è iniziato nel settembre 2005 quando ho chiesto di poter svolgere il secondo semestre di tirocinio post-lauream alla Scuola… di terapia familiare non ne sapevo proprio nulla ma tutto mi ha subito fatto sentire che quel posto era adatto a me che all’epoca vagavo per aria come una bolla di sapone…
Ancora ricordo lo stupore nell’osservare dietro lo specchio la dott.ssa Elena Centrella che impilava cuscini su una sedia facendovi sedere sopra un ragazzo per simboleggiare il suo potere primeggiante e dispotico che esercitava sui genitori.
Qualcosa di indicibile ha catalizzato alcuni miei processi tanto da farmi decidere di cominciare la mia analisi personale con la dott.ssa Marianne Cotton, a cui sono immensamente grata, e, l’anno successivo, di fare il colloquio di selezione per il corso quadriennale in psicoterapia.
Ricordo chiaramente il primo incontro con Lei: aveva Lola sulle ginocchia, io la giacca della mia laurea; ricordo quanto le sue domande andassero a sollecitare i livelli più disparati e di quanto mi sentissi impacciata nel rispondere.
Sapere di essere stata accolta fu una bellissima sorpresa.
I quattro anni successivi sono stati un’esperienza unica e di cui ho molta nostalgia.
Il training con i didatti, Lei, Angela Raschellà, Anna La Mesa e Paolo Bucci, e il gruppo di colleghi, i “Temerari”, i didatti delle lezioni teoriche e dei seminari, hanno rappresentato un pungolo continuo di apprendimento, confronto, messa in discussione, accrescimento culturale e professionale, abbandono di falsi sé e scoperta di nuovi orizzonti possibili.
Come l’araba fenice, rinascevamo dalle nostre stesse ceneri.
Dalla fine del corso, ho cercato di mantenere il più possibile il contatto con la Scuola perché per me è una fonte inesauribile di acqua fresca alla quale mi abbevero ogni volta che posso.
Per questo, è immensa l’emozione di partecipare a questo convegno che celebra il 25esimo anniversario della Scuola, perché è una bellissima occasione di rivedere tante persone per cui provo una grandissima stima ed affetto, onorata di accoglierli nella mia terra, l’Umbria.
Grazie perché senza tutto ciò mi vedrei ancora uno zombie che cammina per la strada senza che nessuno lo veda. Quello che è successo in questi anni è stata una vera e propria rinascita, il mio corpo si è rimpolpato di carne e sangue e ciò lo rende sensibile, vulnerabile, programmato per morire, ma sicuramente vivo. Con tutte le sue ambivalenze.
Grazie di cuore!