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Il mio incontro magico con il Prof. Open day e colloquio di selezione

Un giorno di inizio Dicembre 2017 andai a casa di Michi, scrivemmo insieme frettolosamente il numero della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare su un pezzo di giornale e chiamammo, a ripensarci oggi mi fa strano pensare di aver scritto un numero così importante per il mio futuro su un pezzetto di carta da giornale come si può fare con la lista della spesa, eppure oggi riesco a dargli un senso più circolare, più autentico.

La segretaria ci invitò da lì a pochi giorni a partecipare all’Open day che si teneva nella scuola di Via Reno, dove avremmo potuto conoscere il

maestro Saccu e capirci qualcosa in più. Arrivò il 6 Dicembre 2017, ricordo che per raggiungere la scuola presi la macchina, premetto che io non sono solita prendere la macchina, o meglio la prendo solo per luoghi vicini e conosciuti, come se non mi volessi allontanare troppo per posti sconosciuti, ma andiamo avanti… ci avviammo verso quel bel palazzo con una guida rossa per le scale, da bambina mi avevano sempre affascinato le guide rosse, oltre a trovarle eleganti definivano il percorso e quando le percorrevo seppure velocemente mi sentivo una piccola star, “vista”. Non immaginavo che quel pomeriggio invernale sarebbe stato il primo di tante volte in quell’appartamento arredato con oggetti che mi sembravano posti a caso qua e là, avrebbe avuto da li a poco un aspetto tanto familiare quanto accogliente, ricordo infatti che pensai subito: ma questa è una casa, qui ci deve vivere sicuramente qualcuno! persino in bagno vi erano appesi dei quadretti, non vi era una macchinetta automatica di cibo bensì un frigo, la segreteria era stracolma di fogli e faldoni, non regnò dentro di me l’ordine a quella vista, gli oggetti accoppiati stranamente apparentemente senza senso, sembravano souvenir da tutto il mondo. Ci accomodammo su delle sedie poste in maniera circolare, ovviamente io mi misi accanto a Michi, c’erano delle altre persone, ci scrutammo silenziosamente, dopo poco entrò il Prof, ricordo che lo osservai attentamente con il batticuore, temevo che mi potesse far qualche domanda davanti agli altri, le sue mani ben curate e segnate dal tempo, si muovevano nell’aria con i suoi racconti vissuti con esperienza, trapelava tutta la sua conoscenza, indossava un gilet rosso scuro, mi permetto di dire color “granato”, sembra un dettaglio superfluo, ma non per me, il gilet rosso granato lo collego al natale e a mio nonno, che venne a mancare quando avevo 11 anni, da quel giorno chiesi, obbligai, mio padre ad indossarlo ad ogni natale come se fosse una tradizione da tramandare. Il prof aveva delle strane collane al collo, grosse, indossate orgogliosamente, mentre spiegava il modello sistemico simbolico esperenziale, introduceva oggetti e simboli, ricordo che si raccontò subito con la sua collana ricevuta in dono da dei fedeli durante un suo viaggio in India: Ganesh: tra le divinità più venerate e popolari dell’induismo; con diversi archetipi; un Dio dalla testa di elefante; denominato anche come: “il signore degli eserciti”, il dio della saggezza, dispensatore di successo, colui che supera gli ostacoli.

Il prof chiese ad un collega di uscire dalla stanza per andare a prendere un imbuto che avrebbe trovato nell’aula accanto, quest’ultimo tornò con l’imbuto, ed il prof gli chiese di guardarci attraverso e dire cosa vedeva, rispose di vedere un elemento che si trovava nella stanza, il prof continuò così: bene ora rigiralo e guarda di nuovo, cosa vedi?

Ci guardammo tutti un po’attoniti alla apparente bizzarra richiesta, notò molte altre cose ancora che facevano parte dello stesso contesto, magicamente non era più una cosa sola, non immaginavo che quello fu il suo primo insegnamento, guardare oltre al singolo elemento, allenandoci ad osservare l’individuo come immerso nel contesto relazionale di riferimento, in primo luogo proprio la famiglia di origine, imparare a voltare lo sguardo a 360° per poter comprendere il complesso che vi è all’interno di ogni situazione rispetto a come essa si presenta: tutto questo avvenne tramite un processo di apprendimento avvenuto attraverso un’ esperienza diretta.

Non nego che questa esperienza la riproposi nei giorni successivi a chiunque, partendo dalla mia famiglia la stessa sera tornata a casa.

Quel gesto con quell’oggetto mi apparse apparentemente magico, come quando da piccoli si rimane incantati a vedere uno spettacolo di magia.

Il professor Saccu, usò il termine “assunti di base”, come appellativo di noi nuovi allievi che ci si stavamo per cimentare a conoscere questa professione, come se ci stessimo costruendo la nostra valigetta di strumenti.

Al termine dell’incontro, il prof ci chiese se volevamo fare il colloquio di selezione al termine dello stesso open day, non me lo aspettavo assolutamente, non mi ero preparata nessun discorso, ma risposi prontamente di si, perché rimandare e non vivere quel momento nel qui e ora? ci chiese anche se volevamo farlo individuale o insieme io e Michi, anche quella richiesta la rileggo solo ora in maniera sistemica, rispondemmo: insieme e così ci avviammo in un’altra stanza più piccola.

Immaginavo che mi avrebbe chiesto del mio percorso formativo o del perché della scelta di questo approccio e invece che cosa mi chiese? della mia famiglia, ad oggi mi dico: bhè cosa se non di quello… mi domandò se avevo fratelli o sorelle, risposi una sorella maggiore, non so perché ci tenei a precisargli che non viveva più a casa con noi da anni, e lui prontamente mi rispose: bhe dove c’è un figlio che rimane c’è un altro che va e abbozzò un piccolo genogramma della mia famiglia e così fece con Michi, successivamente ci chiese una ricetta, poiché lui per ogni allievo ha una ricetta scritta, così non ci pensai molto e risposi: le crocchette di patate! Mi chiese e si segnò la ricetta con gli ingredienti che gli dettavo e bene i passaggi, da lì a poco mi chiese: ma queste crocchette le cucini te o è un piatto che ti cucinava qualcuno? sentii un batticuore che arrivò alla pancia e poco dopo mi si bagnarono gli occhi, tra me e me pensai ma come ha fatto a farmi questa domanda? Come ha capito che quelle crocchette me le preparava mia nonna paterna? ed ecco qui un altro segno magico, poi passò a Michi e io rimasi ancora turbata da quel nostro primo ma intenso e confidenziale scambio.

Al termine ci invitò qualora volevamo a rimanere per dare un’occhiata a dei faldoni stracolmi di sbobinature di terapie familiari, mentre lui doveva tornare nell’altra stanza dove sarebbe iniziata una riunione di staff, non ci diede del tempo prestabilito per andarcene così ricordo che entrammo alle 18:00 e uscimmo dalla scuola verso le 22:00 con telefonate che ci arrivano ad entrambe dubbiosi del fatto che non avessimo ancora terminato l’incontro e che ci potessimo trovare lì a quell’ora.

Guardammo per la prima volta lo specchio unidirezionale, e ci confrontammo sulle prime impressioni positive e poco leggemmo di quei faldoni, a ripensarci oggi mi chiedo chissà se il prof anche solo per un minuto prima di tornare di là si sia fermato dietro quello specchio.

Uscimmo da scuola con il buio, frastornate ma non affamate, in qualche modo ci sentivamo “piene” arrivammo alla macchina, solo il tempo di girare la chiave, accendere le luci della macchina e cascò un grande albero sopra il cofano, incrinando il vetro, sobbalzammo, urlando all’unisono e dopo lo spavento, provammo ad uscire immediatamente, fu difficile perché i rami ne ostacolavano il passaggio, preoccupata per i danni dell’auto chiamai subito mio padre, il quale non credette immediatamente alla mia versione, ma dubitò che successe a discapito di una mia manovra in retro marcia contro l’albero, così mi disse di chiamare i vigili urbani e di rimanere fuori dall’auto, e così facemmo, li aspettammo per ore al freddo, ma insieme. Tornammo a casa all’1:00 di notte, prendendomi anche una sgridata, ma cosa pensai io? questo è un segno del destino l’albero caduto con tutte le sue radici sulla mia auto a via Reno questa è la scuola giusta.

La mattina seguente mentre cercavo il numero del carrozziere, arrivò l’email dalla scuola:

Gent.ma Dr.ssa Granato Chiara, sono lieto di informarLa che in seguito al colloquio di selezione effettuato con il Prof. Carmine Saccu e alla valutazione della commissione didattica è stata ammessa a frequentare presso la Scuola Romana di Psicoterapia Familiare il corso quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia Familiare (legge 56/89), ai sensi del Decreto n.509/98 art.7 comma 2 per l’anno 2018. In attesa di un suo riscontro positivo o negativo porgiamo distinti saluti.

Credo che la scelta sia avvenuta nel momento stesso dell’esperienza relazionale, inevitabilmente se il prof mi aveva scelto era anche perché in qualche modo io avevo inconsciamente già scelto lui, così funziona in fondo, ci si sceglie, ci si incastra, si rispecchiano le aspettative e le proiezioni.

Dott.ssa Chiara Granato training 2018-2022 Gruppo Arcobaleno

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